Storie di Pow(H)er Generation con Foolfarm

Nome e Cognome |  Mariarosa Trolese 

Ruolo |  Co-funder

Nome startup |  Foolfarm Spa

Settore | Artificial Intelligence & Blockchain

Anno di lancio | 2020

Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo la founder di Foolfarm

 

Di cosa si occupa e qual è il punto di forza di Foolfarm?

Foolfarm è il primo startup studio europeo verticale di Artificial Intelligence & Blockchain. Siamo una piattaforma di innovazione e investimento: costruiamo startup da zero in ambito AI & Blockchain, ci investiamo e le acceleriamo fino ad accompagnarle al Round A. Quello che ci differenzia da acceleratori, incubatori o semplici investitori è che in Foolfarm cofondiamo ciascuna startup. Inoltre, operiamo come laboratorio esterno di innovazione, in logica di corporate venture builder, per quelle aziende che desiderano innovare senza assumersene direttamente il rischio.

Creiamo start up secondo un metodo industriale che presentiamo al mercato negli Investor Day trimestrali. Nel primo evento, che si terrà il prossimo 13 luglio, andremo a presentare alla community di investitori, corporate e opinion leader la nostra start up #1: VoiceMe. VoiceMe è un’innovativa piattaforma di Enhanced Voice Customer Authentication coperta da brevetto, che consente di trasformare la tua voce nella tua identità, nel tuo sistema di pagamento e nella tua firma digitale.

Come è nata l’idea?

L’idea di Foofarm è venuta ad Andrea Cinelli, il founder, che si è lanciato in questa iniziativa successivamente alla exit per vendita al partner industriale della sua precedente startup all’inizio del 2020. Andrea si è circondato di circa 30 co-founder provenienti da ambiti ed esperienze diverse, tra cui 5 donne, oltre ad un partner industriale. Tutti i co-founder contribuiscono allo sviluppo di Foolfarm, chi nella gestione delle tribù settoriali, chi in ambito commerciale, chi nel fundraising e chi con ruoli specifici all’interno della società. Il CdA è costituito da 7 membri, di cui una donna.

Considerato il numero di co-founder coinvolti, ammetto che le relazioni non siano sempre semplici e che non sempre si sia d’accordo su strategia e operatività, ma per quanto mi riguarda sopra ogni cosa vince la fiducia nel progetto.

 

Con Foolfarm hai realizzato un tuo sogno nel cassetto o hai stravolto i tuoi piani?

In realtà, per me Foolfarm rappresenta la naturale prosecuzione di un percorso intrapreso a inizio 2018, quando mi sono avvicinata al mondo dell’Angel Investing. Esaminando tante idee imprenditoriali, parlando con i founder ed essendo concretamente coinvolta in alcuni progetti è stato quasi naturale desiderare di andare oltre e diventare founder a mia volta. Perché una startup proprio nel settore dell’AI? Per una mia passione personale per l’innovazione che mi aveva già spinta a frequentare un corso su Big Data e AI presso la SDA Bocconi nel 2018.  

E poi, per raccontare proprio tutto, il sogno di diventare imprenditrice mi accarezzava da tanto tempo (quasi ventanni!) e attendevo solo l’occasione giusta che si è presentata con Foolfarm. 

 


Di cosa ti occupavi prima di lavorare in una realtà innovativa?

Alle spalle ho un’esperienza di oltre 25 anni nel settore finanziario: banche, compagnie di assicurazioni, società di gestione del risparmio. Ho lavorato inizialmente presso uffici studi e poi in ambito marketing e comunicazione presso realtà italiane e internazionali. Nei primi anni della mia carriera ho partecipato ad una startup nel settore finanziario che, purtroppo, non ha avuto successo. In ogni caso, ho sempre prediletto le esperienze che mi consentivano di costruire ciò che non esisteva acquisendo contestualmente nuove competenze.

 

Nella tua lunga esperienza professionale ti è capitato di prendere delle decisioni sbagliate? Se sì, come hai reagito di fronte al “fallimento” e cosa ti ha spinto a reinventarti e lanciarti in nuove sfide?

Come accennato in precedenza, nei primi anni Duemila ho scelto di unirmi ad una startup nel settore finanziario che non ha avuto successo, lasciandomi alle spalle un ruolo in una grande e solida società di gestione del risparmio italiana. Un errore?!? Forse…. A dire il vero io non ho mai avuto paura di rischiare, di lasciare il certo per l’incerto, tanto che ancora oggi mi trovo nuovamente coinvolta con il mondo delle startup.

In quell’occasione ammetto di aver accusato abbastanza il colpo e che rimettermi in pista non sia stato facile, forse anche a causa del pregiudizio diffuso sul mercato italiano nei confronti di startup e fallimento. Successivamente, nella mia carriera di manager sono accaduti altri episodi che hanno interrotto o modificato la mia rotta, ma non è mai più stato come la prima volta. In realtà, la fine di quell’esperienza così intensa e così ricca a livello professionale e umano mi aveva lasciato molta amarezza; la lezione che ne ho tratto nel tempo è che il rischio di fallimento è parte del gioco e che, comunque, il fallimento di un progetto non rende automaticamente la persona un fallito, che in fondo non siamo quello che facciamo e che, nonostante gli eventi avversi, i nostri valori, le nostre capacità e la nostra professionalità rimangono intatti.

 

Quale è stato il momento di soddisfazione più grande che hai vissuto nel contesto della tua avventura imprenditoriale?

Considerato che Foolfarm è nata da meno di un anno, mi ha già riservato una sorpresa e una piccola soddisfazione. Come accennato, in Foolfarm partiamo da idee e vi creiamo intorno delle start up nelle quali coinvestiamo. Recentemente ho proposto un’idea di business in ambito fintech che è stata valutata positivamente e passerà ai successivi stadi di approfondimento per diventare una vera e propria startup. Fingers crossed!

 

Che consiglio daresti ad un’aspirante imprenditrice che vorrebbe avviare un business?

Costruisci un network relazionale che ti possa dare una mano laddove tu non sia in grado di arrivare da sola. Sogna in grande e non aver paura di chiedere!

 

Sappiamo che sei molto attiva con l’associazione IBAN, ci racconti qualcosa in più sull’associazione e sulla survey a cui lavorato in questi mesi?

Faccio parte dell’Associazione IBAN (Italian Business Angels Network) dal 2018 e dallo scorso anno sono membro del Consiglio Direttivo e del Comitato interno di valutazione dei progetti. IBAN è la prima associazione di Business Angels nata in Italia nel 1999 che, dopo essere stata tra i fondatori di EBAN (European Business Angels Network), è ora tra i membri permanenti di BAE – Business Angel Europe, la Confederazione delle Associazioni di Business Angel in Europa.

Supporto l’Associazione in ambito comunicazione e sulle tematiche al femminile. In particolare, all’inizio di quest’anno abbiamo lanciato un’indagine per comprendere quali sono le principali barriere che impediscono ad un maggior numero di donne di avvicinarsi all’Angel Investing, indagando un campione fatto da attuali Business Angels donna e da donne potenzialmente in target per diventarlo.

Alcuni risultati sono interessanti e incoraggianti per l’imprenditoria femminile. In particolare, pur nella generale immaturità del mercato italiano dell’Angel Investing al femminile, si riscontra che molte BA diventano imprenditrici e viceversa e che le BA donna (circa 1 su 2) tendono a finanziare imprese con almeno una founder donna, espressione della cosiddetta «sorellanza».

 

Potresti essere la role model di riferimento di donne e ragazze che lavorano con te. Come ti poni nei loro confronti? Quali sono le tue strategie per aiutarle nella crescita professionale?

Spero di essere stata una role model per qualche collega con cui ho lavorato in passato e di continuare ad esserlo in futuro. Quando la crescita professionale non ha percorsi bene o male definiti, come può accadere nelle grandi aziende, tendo a incoraggiare le donne a rischiare un po’, cogliendo opportunità per mettersi in luce o accettando progetti per mettersi alla prova, talvolta anche al di fuori della propria comfort zone. E’ quanto ho fatto io. Nella vita bisogna avere il coraggio e la determinazione di fare accadere le cose. Quando si riesce ad arrivare laddove non si era mai pensato di poter andare si acquisisce veramente la consapevolezza del proprio valore. Inoltre, suggerisco sempre di curare acquisizione di nuove competenze, comunicazione e relazioni.

 

Grazie a Mariarosa per aver condiviso la tua storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani! 

 

 

Per maggiori informazioni sull’iniziativa  Pow(H)er Generation ti invitiamo a scoprire di più sul sito ufficiale di Cariplo Factory.