Dietro le quinte degli SDG: curiosità e ruolo dell’Italia

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’ONU sono universalmente riconosciuti come un importante strumento per promuovere uno sviluppo più inclusivo e, per l’appunto, sostenibile. Dietro la loro struttura ben definita e le ambizioni dichiarate, però, si celano storie, dettagli e curiosità poco conosciuti dal grande pubblico e che offrono uno spaccato del grande lavoro collettivo che ha portato alla realizzazione di uno dei progetti più ambiziosi mai intrapresi a livello globale, e permettono di approfondire il ruolo del settore scientifico, tecnologico e culturale italiano nel suo raggiungimento.

 

 

17 obiettivi, ma il percorso per definirli è stato lungo e tortuoso

 

Gli SDG, introdotti nel 2015, non sono il primo tentativo di stabilire un quadro comune per lo sviluppo globale. La loro genesi risale infatti alle proposte emerse durante la Conferenza di Rio+20 nel 2012, ma il processo di definizione è stato tutt’altro che semplice. All’epoca, si resero necessari numerosi e accesi dibattiti per bilanciare obiettivi sociali, economici e ambientali, poiché alcuni Paesi in via di sviluppo si erano opposti all’inclusione di temi come la parità di genere (SDG 5) o l’azione climatica (SDG 13), temendo che questi ultimi potessero penalizzare le loro economie. Alla fine, un consenso globale ha portato all’equilibrio fra interessi diversi, con il risultato che conosciamo oggi.

 

In questo contesto, l’Italia ha avuto un ruolo importante nel favorire il dialogo su obiettivi legati alla sostenibilità alimentare, sfruttando la propria esperienza nel settore agroalimentare e il supporto della FAO, con sede a Roma. Il nostro Paese ha quindi contribuito in maniera determinante a definire il target chiave dell’SDG 2 (“Sconfiggere la fame”), che lega tuttora la sicurezza alimentare con l’adozione di pratiche sostenibili.

 

 

Il contributo della scienza alla stesura dei target

 

Un altro aspetto poco noto è il fatto che molti dei target dei 17 SDG sono stati modellati sulla base di precisi studi scientifici. Ad esempio, il target 14.5 è fortemente ispirato agli Aichi Biodiversity Targets, in particolare al target 11, che stabilisce l’obiettivo di conservare il 10% delle aree marine e costiere a livello globale. Questo è stato adottato nel piano strategico per la biodiversità della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) del 2010 e successivamente integrato negli SDG, che hanno contribuito a istituzionalizzare il minimo necessario per preservare la biodiversità marina.

 

Anche in questo caso l’Italia ha contribuito in maniera significativa, con il coinvolgimento di istituti come ISPRA e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), i quali hanno fornito dati e analisi utili a sviluppare i target legati alla biodiversità e al cambiamento climatico, rafforzando il ruolo del settore scientifico italiano nella redazione dell’Agenda 2030.

 

 

Il contributo della tecnologia al monitoraggio dei target

 

Il monitoraggio di obiettivi e progetti così ampi e ambiziosi a livello globale non sarebbe stato possibile, ovviamente, senza il contributo della tecnologia, in particolare quella aereospaziale. Le agenzie spaziali, tra cui NASA ed ESA, collaborano attivamente con le Nazioni Unite per tracciare i progressi su obiettivi come il cambiamento climatico (SDG 13) e la vita sott’acqua (SDG 14). I dati satellitari, infatti, aiutano a monitorare la deforestazione e l’innalzamento del livello del mare.

 

Attraverso collaborazioni con l’ESA e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l’Italia ha fornito e fornisce tuttora tecnologie avanzate e analisi satellitari, contribuendo a migliorare il monitoraggio di fenomeni globali come le emissioni di gas serra e la gestione delle risorse idriche.

 

 

Il linguaggio inclusivo e la struttura multilivello degli SDG

 

Gli estensori degli SDG hanno adottato un approccio linguistico unico, studiato per essere accessibile e inclusivo per le diverse culture. Ogni obiettivo è stato formulato in modo chiaro, evitando termini tecnici complessi, ma lasciando spazio a interpretazioni locali. Questo ha permesso a comunità molto diverse di adattare gli SDG alle loro realtà specifiche: ad esempio, in alcuni contesti asiatici, l’SDG 12 (consumo e produzione responsabili) è stato interpretato come promozione delle tradizioni locali di conservazione delle risorse.

 

Il design visivo degli SDG, con i suoi 17, distinti colori, è un altro esempio dell’attenzione ai dettagli. Ogni colore riflette simbolicamente il tema dell’obiettivo corrispondente: il blu dell’SDG 14 rappresenta il mare, mentre il giallo dell’SDG 7 richiama il sole come fonte di energia pulita. Questo schema cromatico, sviluppato in collaborazione con l’agenzia We Are Social, è stato appositamente pensato per comunicare visivamente i valori della sostenibilità.

 

Questo spirito di inclusività si è riflesso a livello nazionale in iniziative direttamente ispirate agli SDG, come Youth4Climate: organizzato a Milano nel 2021, l’evento ha riunito giovani da tutto il mondo per proporre soluzioni sostenibili e innovative. Grazie al linguaggio inclusivo e alla centralità della partecipazione giovanile, Youth4Climate è diventato una piattaforma cruciale per far emergere le voci delle nuove generazioni nelle decisioni globali sul clima.

 

 

Gli SDG parlano ai giovani: il più grande programma educativo globale

 

Un elemento che merita particolare attenzione è proprio il lavoro svolto per sensibilizzare le nuove generazioni. Le Nazioni Unite hanno lanciato iniziative globali, come The World’s Largest Lesson, per educare milioni di bambini sui 17 SDG: tradotto in oltre 50 lingue, questo programma include tuttora materiali didattici interattivi e laboratori creativi, ed è stato calcolato che oltre 8 milioni di bambini abbiano partecipato alle sue lezioni, diventando ambasciatori della sostenibilità nelle loro comunità.

 

L’Italia, dal canto suo, è stata pioniera nell’introdurre l’educazione alla sostenibilità nei programmi scolastici. Dal 2020, l’educazione civica obbligatoria include moduli dedicati agli SDG, in quello che rimane a tutti gli effetti un caso più unico che raro, almeno in Europa.

 

 

Un impatto culturale: SDG e arti visive

 

Infine, gli SDG hanno influenzato profondamente il mondo delle arti. Installazioni pubbliche come la mostra itinerante SDG Art for the Future, organizzata in collaborazione con l’UNESCO, hanno coinvolto artisti di tutto il mondo per creare opere ispirate agli obiettivi. Questi progetti hanno avuto il merito non solo di sensibilizzare il pubblico, ma anche di dimostrare come la sostenibilità possa essere raccontata attraverso linguaggi creativi.

 

Anche l’Italia ha contribuito con artisti e opere ispirate agli SDG, spesso legate al patrimonio culturale e naturale del Paese. Tra gli esempi più noti vi è la valorizzazione di borghi e siti UNESCO, integrati nelle strategie per raggiungere l’SDG 11.

 

 

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Fonti e approfondimenti
1.The Future We Want (documento ufficiale ONU): Link al testo completo
2.Sintesi ufficiale di Rio+20 sui risultati e l’avvio del processo per gli SDG: UN Rio+20 Summary
3.Sustainable Development Goals Report 2023, Nazioni Unite: una panoramica sul contesto storico degli SDG. FAO: Food and Agriculture Organization – SDG Contributions
4.ISPRA: ISPRA Research on Biodiversity and Climate
5.Youth4Climate Iniziativa Italiana: Youth4Climate Official Page
6.Bosco Verticale, SDG 11: UN SDG Architecture Features
7.Ministero dell’Istruzione: Educazione Civica e Sostenibilità
8.ESA e il monitoraggio satellitare degli SDG: ESA Official