Intervista con Federico Frattini, Professore ordinario di Innovazione e Strategia presso il Politecnico di Milano, Dean della POLIMI Graduate School Of Management e Direttore Scientifico dell’Osservatorio Open Innovation Lookout, che offre un’aggiornatissima panoramica sullo stato dell’arte del settore nel nostro Paese.

Il mercato dei servizi di Open Innovation in Italia ha superato il valore complessivo di 742 milioni di euro, in crescita rispetto ai 696 milioni di euro dell’anno precedente, e registra molteplici segnali di interesse nei confronti del fenomeno del Corporate Venture Building e degli Startup Studio, che tra il 2021 e il 2024 hanno portato sul mercato rispettivamente 240 nuove ventures e 80 startup.
I dati, provenienti dall’Osservatorio Open Innovation Lookout 2025, raccontano una realtà in rapido cambiamento ed evoluzione, dove diventa determinante la capacità di sviluppare progetti e iniziative in chiave strategica e dotarsi degli strumenti per la misurazione degli impatti generati e dei risultati ottenuti, come spiega Federico Frattini – professore del Politecnico e direttore scientifico dell’Osservatorio – in occasione della nostra intervista.
Frattini, perché è così importante dotarsi di strumenti di misurazione dei progetti di open innovation?
La misurazione dell’impatto è uno strumento chiave per verificare che i progetti avviati siano in grado di generare un valore tangibile per gli obiettivi di business delle aziende. La maggior parte delle imprese, oggi, non è in grado o non vuole compiere questa misurazione: sia perché le aziende sono prive dei dati necessari, sia perché sono troppo focalizzate nel misurare il ritorno immediato, economico e finanziario, delle singole iniziative di open innovation. La misurazione, tuttavia, dovrebbe essere in grado di valutare in maniera oggettiva i benefici e le ricadute dal punto di vista tanto dei risultati economici, quanto di quelli reputazionali e di valorizzazione di asset, proprietà intellettuali e competenze altrimenti sottoutilizzate.
Da dove partire per integrare la cultura della misurazione all’interno delle proprie progettualità?
Spesso, la mancanza di misurazione si accompagna a una più profonda mancanza di strategia, che porta le aziende ad attivare progettualità di Open Innovation isolate e non necessariamente allineate con gli obiettivi di business. Se oggi è meno comune, rispetto al passato, la pratica dell'”open innovation theater” o dell’”open innovation washing”, nondimeno assistiamo a una persistenza del fenomeno di progetti di Open Innovation che sono lanciati senza creare le adeguate condizioni perché abbiano successo. Progetti che partono con le migliori intenzioni da parte dei loro ideatori, ma che vengono fortemente limitati quando non azzerati da ostacoli di natura interna di cui si era a conoscenza e che non sono stati risolti per tempo. Ad esempio, può accadere che alcuni progetti di open innovation vadano a scontrarsi con il rifiuto da parte di interi settori aziendali di collaborare con le startup individuate durante la fase di scouting, e che nessuno all’interno dell’organizzazione sia in grado di risolvere questo problema. La mancanza di sistemi di misurazione oggettivi spesso è il segnale – e non la conseguenza – di difficoltà interne irrisolte.
Quali sono gli strumenti a disposizione delle aziende?
Nel corso del tempo sono state sviluppate diverse metodologie di misurazione, proprietarie e non, spesso accumunate dal difetto di essere utilizzabili solo all’interno di ambiti molto ben definiti – i programmi di accelerazione, le attività di corporate venture capital, le attività di scouting – senza rientrare, tuttavia, all’interno di un framework più generale. In questo contesto, nell’ambito dell’Osservatorio Open Innovation Lookout 2025, abbiamo costruito l’Open Innovation Balanced Scorecard, un sistema di misurazione che valuta l’impatto dell’open innovation attraverso quattro aree fondamentali: input, initiatives, output e outcome. I destinatari dello strumento sono Chief Innovation Officer, Manager e responsabili di iniziative di open innovation, responsabili comunicazione e marketing che possono servirsi dei dati generati dal Balanced Scorecard per le rispettive aree di attività.
Come funziona, nel concreto, l’Open Innovation Balanced Scorecard?
L’approccio Balanced Scorecard fornisce una misurazione strutturata delle iniziative di Open Innovation, permettendo al contempo un elevato grado di flessibilità per adattarsi alle specifiche esigenze di ogni stakeholder dell’impresa. Nel concreto, dopo aver realizzato un’analisi delle iniziative di open innovation (le “Initiatives”), vengono quantificate le risorse finanziarie, tecnologiche, temporali e produttive che l’azienda intende mettere a disposizione delle singole progettualità (gli “Input”), con l’obiettivo di misurare gli “output” ottenuti dal punto di vista delle soluzioni effettivamente realizzate, delle collaborazioni attivate, dello sviluppo delle competenze e dei ritorni economico-finanziari del singolo progetto. L'”outcome”, infine, serve a misurare sia i risultati economico-finanziari (aumenti del fatturato, riduzione dei costi, miglioramento dei profitti, ROI), sia i benefici ottenuti in termini di reputazione, sostenibilità, impatto ambientale e attrattività dell’intera organizzazione, nel medio-lungo periodo.
Quali le possibili criticità di un modello di questo tipo?
L’ostacolo principale proviene dalla mancanza di dati di partenza. Se i progetti non sono stati concepiti, a monte, in una prospettiva strategica, e se non sono stati previsti KPI di misurazione, diventa molto difficile poterne misurare l’impatto a posteriori. Il costo della misurazione, tuttavia, tende a decrescere nel tempo, grazie alla disponibilità di tecnologie di intelligenza artificiale e alla maggiore consapevolezza dei responsabili d’innovazione dell’importanza di raccogliere dati fin dalle prime fasi del progetto. Nessuno, oggi, può permettersi di investire tempo e risorse in iniziative di open innovation senza ottenere, in cambio, la consapevolezza di tutti i possibili effetti: questo non vuol dire che ci si debba limitare a considerare solo i ritorni immediati, ma che è importante dotarsi degli strumenti giusti per capire qual è il proprio livello di avanzamento, e se la strada intrapresa è quella giusta.