
Snam è uno dei principali operatori energetici al mondo e una delle aziende più impegnate nell’obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040. Grazie a una rete di trasporto di oltre 40.000 chilometri, tecnologicamente avanzata e sostenibile, contribuisce in maniera sostanziale alla transizione energetica in un periodo caratterizzato dalla crescente complessità degli equilibri internazionali. In questo contesto, la società ha presentato a maggio 2025 il primo Innovation Plan, una roadmap flessibile che mobilita risorse interne ed esterne nella prospettiva di un’innovazione trasformativa. Ne abbiamo parlato con Giorgio Veronesi, Executive Director Digital Technology and Innovation di Snam, per la nostra rubrica dedicata ad approfondire i principali cambiamenti in atto nella cultura dell’innovazione a livello italiano e globale.
Qual è stato il percorso che ha portato alla definizione dell’Innovation Plan di Snam?
L’innovazione è parte integrante del modo di lavorare di Snam, del nostro DNA originario, e l’aumentare della complessità del contesto rende necessario un aggiornamento continuo dei nostri asset e delle tecnologie a supporto di essi. Lo scopo dell’Innovation Plan è quello di tracciare la rotta e sottolineare il fortissimo commitment di tutta l’azienda verso obiettivi comuni e misurabili. Non abbiamo dunque pubblicato solo una strategia, ma una vera e propria roadmap da seguire che ci impegna nel raggiungimento di questi obiettivi chiari. Un esempio, in tal senso, viene dall’esperienza di SnamTEC, il programma di innovazione applicato alle operation attivo dal 2018, dimostrazione concreta di come sia possibile fare innovazione attraverso il coinvolgimento di centinaia di persone con profili specialistici anche molto diversi tra loro.
Qual è l’obiettivo del nuovo Piano e con quale strategia intendente raggiungerlo?
Il principale obiettivo, come già annunciato nella nostra strategia industriale, è quello di rafforzare il nostro posizionamento di operatore infrastrutturale sempre più pan-europeo che faccia leva sulle tecnologie digitali e la disponibilità di dati. Oltre ad un piano più concreto per i prossimi 5 anni, ci siamo dati anche un orizzonte decennale, intrinsecamente più suscettibile di evoluzioni future, ma che possa darci e rendere condivisa una visione di lungo termine.
Elemento distintivo dell’Innovation Plan è la nostra strategia Dual-Track: da un lato lo sviluppo e l’adozione di tecnologie per ottimizzare efficienza, sicurezza, versatilità degli asset esistenti (la cosidetta “proven innovation”), dall’altra l’esplorazione di nuove soluzioni in grado di incrementare esponenzialmente il loro valore in futuro (“explorative innovation”), anticipando i bisogni di domani. Il nostro approccio all’innovazione, in questo senso, è totale: coinvolge persone, processi, asset e tecnologie e l’intera cultura aziendale.
Quali sono i principali risultati attesi da qui ai prossimi dieci anni?
Il settore energetico sta cambiando rapidamente e in maniera profonda, e in questo contesto l’innovazione non è più un’opzione ma una necessità. Come altre aziende, siamo consapevoli che non esistono ancora tutte le tecnologie necessarie per raggiungere tutti gli obiettivi. Per questo motivo l’Innovation Plan prevede investimenti (fino a 400 milioni di euro), ruoli, milestone e obiettivi intermedi ben definiti nei primi cinque anni, e un orizzonte temporale a dieci anni per individuare, sperimentare e integrare le tecnologie emergenti. L’innovazione non è una scorciatoia per “correre” più velocemente, ma una leva per muoversi in maniera diversa, migliore, verso obiettivi di medio e lungo termine. Il piano affronta da un lato l’evoluzione degli asset e dei processi core, mediante nuove tecnologie come smart devices, gemelli digitali, sensoristica, reti intelligenti ed AI. Dall’altro lato la nostra attenzione si pone anche su soluzioni che affrontino le sfide della transizione energetica, come lo sviluppo ed integrazione di tecnologie legate all’idrogeno, alla cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS), al biometano e alle soluzioni di long-duration energy storage. Questi due ambiti dell’innovazione sono cruciali per garantire sicurezza, efficienza e sostenibilità.
Come sta cambiando il ruolo dell’innovazione per un operatore come Snam?
Se guardiamo alla nostra azienda ed al contesto di quarant’anni fa ci accorgiamo di alcune similitudini e di importanti differenze. La Snam del secolo scorso era un’azienda che innovava, in maniera importante, nell’operatività delle infrastrutture, con processi di automazione all’avanguardia. La complessità, nel frattempo, è aumentata di diversi ordini di grandezza, e non è più una complessità solamente “geografica”, ma composta da altre dimensioni (nuove molecole, cambiamenti geopolitici). Questo evidenza come l’innovazione sia ancora più essenziale di prima: gli asset non sono più puramente fisici ma anche digitali, al punto che le nostre infrastrutture vanno evolvendosi in una piattaforma sempre più intelligente e interconnessa. Inoltre, questo non avviene più solo nei nostri laboratori, ma in un contesto in cui sempre più università, startup ed altri operatori europei collaborano ed operano insieme. In questo senso, l’innovazione non è più un processo che può avvenire solamente per vie interne.
Quanto è importante, in questo contesto, la collaborazione con soggetti esterni?
Il confronto con l’esterno aiuta a capire il livello di maturità e, oserei dire, di fattibilità di ogni singola idea, in un contesto energetico nel quale i classici ruoli di consumatore e produttore spesso si fondono.
Anche l’innovazione deve tenere conto di questa interconnessione: lavorare insieme ad altri operatori, pensare in ottica di rete, è un passaggio fondamentale. Per questo motivo, Snam ha costruito un vero e proprio ecosistema di open innovation, articolato e multidimensionale.
In quest’ottica, abbiamo contribuito alla nascita di progetti multi-stakeholder, allo sviluppo di brevetti in ambito universitario e alla crescita di nuove startup tramite programmi di accelerazione, perché crediamo molto nell’innovazione aperta.
Quale sarà, in questo contesto, l’impatto delle nuove tecnologie sui vostri collaboratori?
La principale differenza rispetto al passato recente è il fatto che un livello qualificante di competenze digitali, analisi dei dati e utilizzo di strumenti AI è diventato un presupposto per svolgere molti incarichi di lavoro. Per rispondere a questa necessità è fondamentale la formazione continua e per questo motivo lo Snam Institute, il nostro centro di formazione in house, ha sviluppato un programma ad hoc per garantire ai nostri colleghi e colleghe un catalogo di corsi in continuo aggiornamento. Servono, inoltre, persone disposte a farsi promotori e mediatori del cambiamento: la nostra community di Innovation Ambassador contribuisce non solo allo sviluppo di progetti di innovazione, ma anche allo sviluppo e alla promozione della cultura dell’innovazione in Snam grazie a una formazione dedicata, al coinvolgimento nei programmi di open innovation aziendali come la Centrale delle Idee.
In questo scenario, qual è il valore dell’innovazione interna (bottom-up) e delle competenze delle vostre persone, e come questa si integra nella strategia complessiva?
In un settore come il nostro, dove sono attivi pochissimi operatori, il capitale umano rappresenta un asset fondamentale. La conoscenza del settore, delle tecnologie, dei processi, dei territori in cui operiamo è un’informazione distribuita e posseduta dall’insieme dei dipendenti di Snam, ed è da questi che provengono alcune delle idee più innovative. In questo senso, la Centrale delle Idee di Snam è la struttura che indirizza questo continuo flusso di nuove idee e proposte provenienti da chi opera ogni giorno sul campo, traducendo la conoscenza del gruppo verso i nostri obiettivi strategici, anche in ottica di imprenditorialità. La vera novità di oggi, infatti, è che molte idee possono trovare spazio anche al di fuori dell’ambito propriamente aziendale, con buone prospettive di trasformarsi in vere e proprie startup: un prodotto naturale di quella cultura dell’innovazione che da sempre fa parte del nostro DNA.