Nell’ambito del report “Reach The Goals | Le startup italiane per gli SDG” abbiamo intervistato Paola Ungaro, Dirigente di Ricerca presso ESA – Servizio Analisi dei dati e ricerca economica, sociale e ambientale dell’Istituto Nazionale di Statistica. Fin dalla definizione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, infatti, l’Istat ha ricevuto dalla Commissione Statistica dell’ONU il ruolo chiave di coordinatore a livello nazionale della misurazione degli avanzamenti verso l’Agenda 2030.
Una testimonianza preziosa per capire il livello raggiunto dal nostro Paese, quali sono gli ambiti a cui guardare con maggiore attenzione in questo momento, e comprendere in che misura le soluzioni ideate da startup e PMI innovative potrebbero contribuire al perseguimento di Obiettivi così ambiziosi e lontani, ma al tempo stesso così necessari.
A che punto è l’Italia nel percorso di avvicinamento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030, secondo l’ultimo report Istat?
A distanza di nove anni dal varo dell’Agenda 2030 e sei anni dalla scadenza temporale individuata per la sua realizzazione, è opportuno valutare il progresso compiuto verso gli SDGs considerando gli shock esogeni che, nel frattempo, abbiamo dovuto attraversare dal momento della loro definizione, come la crisi pandemica, la guerra tra Russia e Ucraina, la spirale inflazionistica innescata dall’incremento dei prezzi dei prodotti energetici che ne è derivato, il conflitto israelo-palestinese, ma anche la recessione con i suoi effetti duraturi sulle economie mondiali.
Il Rapporto SDGs 2024 dell’Istat, in questo contesto, ha analizzato gli andamenti temporali di 260 misure statistiche in serie storica mostrando come, in termini di evoluzioni di lungo periodo (rispetto a dieci anni fa) 4 indicatori su 10 non registrino progressi, ma si trovino in una situazione di stagnazione, quando non di regressione. La quota sale a 6 su 10 se si guarda all’ultimo anno. Si tratta di risultati certamente preoccupanti, ma che l’Italia condivide con il contesto globale come evidenziato anche dal Sustainable Development Goals Report 2024 delle Nazioni Unite, che ha suonato un campanello d’allarme rispetto alla possibilità di raggiungere gli SDGs entro il 2030.
Qual è l’andamento dei singoli “Goal”?
Le analisi dell’Istat puntano al monitoraggio degli avanzamenti verso lo sviluppo sostenibile, evidenziando – Goal per Goal, misura per misura, territorio per territorio – criticità e progressi. Alcuni di questi “Goal” mostrano una quota di misure in peggioramento superiore al 40%, in particolare per il Goal 11 – Città sostenibili (per le crescenti difficoltà di trasporto pubblico, l’incremento dell’abusivismo edilizio e il peggioramento della qualità dell’aria) e il Goal 4 – Istruzione (per il progressivo deterioramento delle competenze alfabetiche e numeriche degli studenti, in particolare della scuola primaria).
Assistiamo, inoltre, a una generale stagnazione dei progressi nell’ambito del Goal 6 – Acqua, 14 – Vita sott’acqua e 15 – Vita sulla terra, con andamenti che solo in parte possono essere attribuiti al minor dinamismo dei fenomeni ambientali. I primi due obiettivi dimostrano, tuttavia, alcuni tratti di miglioramento, per quanto riguarda la diminuzione del consumo pro capite di acqua, gli avanzamenti nel trattamento delle acque reflue, la riduzione del numero di rifiuti spiaggiati e l’incremento della quota di aree marine protette, ecc.).
Andamenti più positivi si riscontrano nei Goal 7-Energia pulita (grazie alla progressiva riduzione dei consumi di energia e all’aumento del ricorso alle fonti rinnovabili), Goal 5-Parità di genere (in cui migliora la diffusione dei centri di assistenza antiviolenza, si riducono le segnalazioni di violenze e stalking rispetto al periodo 2020-2021 e aumenta la presenza femminile in posizioni direttive), Goal 8-Lavoro e crescita economica (caratterizzato da una generalizzata ripresa del mercato del lavoro, con una riduzione progressiva del tasso di disoccupazione e un innalzamento di quello di occupazione) e Goal 17-Partnership per gli obiettivi (contraddistinto dalla crescente diffusione dell’ICT, grazie anche all’impulso derivato dalla fase pandemica).
E a livello territoriale?
A livello territoriale, nonostante alcuni miglioramenti, persiste una forte eterogeneità: negli ultimi dieci anni, meno della metà delle misure statistiche analizzate mostra una progressiva riduzione delle disuguaglianze tra le regioni, mentre per il 20% circa si osserva stabilità e il 35% mostra una progressiva divergenza regionale. Le regioni del Meridione mostrano miglioramenti più marcati (soprattutto Abruzzo, Calabria e Puglia). Si tratta di segnali incoraggianti, ma non tali da recuperare il notevole divario con le regioni del Nord.
Qual è il ruolo di Istat nel diffondere consapevolezza in merito al raggiungimento degli Obiettivi da parte del nostro Paese?
Dal 2016, l’istituto aggiorna e diffonde ogni sei mesi le misure statistiche per l’Italia e pubblica una volta all’anno il Report SDGs, giunto alla sua settima edizione nel 2024. Il Sistema Istat-SDGs si compone oggi di 373 misure statistiche, un patrimonio informativo essenziale al monitoraggio dell’Agenda 2030 in Italia e in continua crescita rispetto alle 95 misure pubblicate nel 2016. In questo senso, è evidente l’importante sviluppo della produzione statistica, effettuata in collaborazione con gli enti del Sistema statistico nazionale, cui si accompagnano avanzamenti metodologici in coerenza con le attività delle Nazioni Unite.
Quali sono le iniziative messe in campo da Istat per comunicare l’attività dei ricercatori dell’istituto su questa tematica e, più in generale, per aumentare la consapevolezza sugli Obiettivi SDG?
L’Istat è impegnato nelle attività di analisi e ricerca sullo sviluppo sostenibile attraverso la partecipazione a tavoli, convegni, seminari, ed altre occasioni nazionali ed internazionali di confronto scientifico, ma anche nelle attività di diffusione della cultura statistica sugli SDGs nella popolazione e in particolar modo nelle scuole, essendo l’Agenda 2030 parte integrante dei curricula dei vari cicli di istruzione, con la realizzazione di molti progetti di statistical literacy.
In che misura il contributo delle startup e PMI innovative rientra nel vostro perimetro di analisi, e quale potrebbe essere il ruolo di queste ultime nel favorire il raggiungimento degli Obiettivi?
La sfida più importante che l’Agenda 2030 ci pone sta nella promozione di un nuovo modello di sviluppo che renda compatibile la crescita economica, con la protezione dell’ambiente e l’equità sociale. Come sappiamo in Italia le PMI ricoprono un ruolo molto importante in tutti i settori economici. Le startup e le PMI innovative, in particolare – in quanto elementi chiave di crescita e innovazione – possono contribuire in maniera cruciale nel favorire il raggiungimento degli SDGs, attraverso lo sviluppo e l’adozione di tecnologie e infrastrutture a basso impatto ambientale, la promozione della circolarità di processi e prodotti, di soluzioni energetiche che contribuiscano alla mitigazione del cambiamento climatico, l’investimento in ricerca, formazione e occupazione qualificata, la realizzazione di iniziative a beneficio del tessuto produttivo locale, la promozione di iniziative di sostenibilità sociale… in una parola, la creazione di nuovi modelli di business e di produzione improntati alla sostenibilità che riducano il rischio di deterioramento quali-quantitativo degli ecosistemi, generando vantaggi di lungo periodo in termini di salute, benessere sociale e qualità della vita e costituendo, al contempo, uno strumento di competitività.