Nome e Cognome | Marta Romero
Ruolo | Co-Founder & Chief Human Resources Officer
Nome startup | Smace
Settore | Smart working – Hospitality
Anno di lancio | 2020
Per la rubrica Storie di Pow(H)er Generation,
oggi intervistiamo la founder di Smace
Di cosa si occupa e qual è il punto di forza di Smace?
SMACE (Smart Work in a Smart Place) è la startup innovativa nata per offrire
ad aziende e lavoratori una piattaforma digitale dedicata allo smart working in luoghi di interesse. SMACE offre le strutture ricettive perfette per accogliere
un nuovo tipo di ospite: il lavoratore agile. Il nostro punto di forza è rappresentato dall’essere un servizio che porta vantaggi per tutti gli stakeholder coinvolti: per i lavoratori perché andiamo a migliorare il loro work-life balance ed il loro benessere psico-fisico; per le aziende in quanto best practice volta ad aumentare il commitment dei propri collaboratori e la talent attraction; per il territorio in quanto spinta verso un nuovo turismo sostenibile e destagionalizzato.
Com’è nata l’idea?
Nell’atipica estate del 2020, caratterizzata dalle restrizioni del Covid-19, io ed il
mio socio e compagno Andrea Droghetti abbiamo sperimentato un nuovo modo di lavorare: lo smart-working in luoghi di interesse. Il nostro ufficio era diventato il giardino di Ferrara, la baita in montagna e la veranda vista mare ed i benefici sono stati enormi: più tempo da dedicare alle proprie passioni ed affetti, un ambiente rilassante e stimolante, un ritrovato contatto con la natura. L’idea di SMACE è nata proprio durante un viaggio, eravamo in macchina lungo le strade della riviera ligure e stavamo riflettendo su come la nostra vita, nonostante le ripercussioni negative della pandemia, fosse migliorata. Da quel momento in poi ogni nostro pensiero era rivolto a capire come poter rendere questa modalità di lavoro davvero benefica per i lavoratori agili come noi. Prima che idea di business, è stata un’idea valoriale.
Con Smace hai realizzato un tuo sogno nel cassetto o hai stravolto i tuoi piani?
SMACE è arrivata all’improvviso, non stavo decisamente cercando di creare
un’impresa imprenditoriale. È stata però come un amore a prima vista perché da quando è nata ha convogliato in modo del tutto naturale le mie energie e attenzioni. Si sta dimostrando il sogno del cassetto che non sapevo di avere: questo progetto sta mettendo in pratica tutto quello che mi ha appassionata durante il mio percorso di studi , tutto quello che ho imparato durante il mio percorso professionale da HR e mi sta insegnando ogni giorno cose nuove.
È senza dubbio un positivo stravolgimento dei miei piani.
Che impatto ritieni che abbia avuto la pandemia Covid19 sul lancio del tuo business?
La pandemia ha giocato un ruolo fondamentale nella nascita di SMACE perché ha accelerato e messo in luce una modalità di lavoro che prima era destinata a pochi professionisti. È stata una lezione importante che ha portato innovazione, cambiamento di schemi e la prova che lo smartworking è possibile ed efficace. In generale, il Covid-19 è stata una sfida che ci auspichiamo possa portare anche dei benefici nella ristrutturazione dei modelli di business e gestione delle risorse umane. Come successo in passato, mi piace credere che dai peggiori momenti storici possano nasce delle grandi opportunità
Quali sono i pro e i contro di essere una coppia alla guida di una realtà
innovativa?
E’ indubbiamente sfidante avviare un business con il proprio partner ma allo stesso tempo un’esperienza bellissima soprattutto se si ha una visione e dei valori in comune. Gli aspetti positivi sono sicuramente la condivisione di momenti di crescita e apprendimento, la possibilità di confrontarsi ed affrontare problemi insieme. Tra gli aspetti negativi, invece, l’energia da utilizzare per imparare a gestire correttamente i tempi e gli spazi del nostro rapporto: è importante distinguere l’area lavorativa da quella personale, anche se gli impegni sono tanti è importante ritagliarsi dei momenti di “quality time” per la relazione.
Qual è la cosa che più importante che hai imparato dal tuo socio e partner?
La cosa bella di Andrea è che mi completa su moltissimi aspetti: lui mi ha dato la forza e la motivazione per portare avanti questo progetto e, cosa più importante, mi ha insegnato a credere in me stessa. Auguro a tutti di trovare un socio e partner così, perché fare impresa (come d’altronde un percorso di vita) richiede molti sforzi e capacità di superare gli ostacoli senza abbattersi davanti ad errori e imprevisti. Positività, intraprendenza e problem solving: questi gli aspetti più importante che mi ha trasmesso.
Pensi che il tuo business abbia rilanciato o possa rilanciare il tuo territorio?
Assolutamente sì, SMACE vuole portare benefici al territorio valorizzandone il ricco patrimonio culturale. L’Italia è bellissima tutta e in ogni stagione: lo smartworking abilita le persone a muoversi e viaggiare tutto l’anno permettendo di scoprire in modo autentico i luoghi e le tradizioni locali. Vogliamo far diventare il nostro paese un ufficio diffuso ed innovarlo attraverso la digitalizzazione e le infrastrutture che rendono possibile la connessione e la mobilità. Rilanciare una nuova forma di turismo rivolta ai lavoratori agili che hanno la possibilità di portare valore aggiunto nei paesi e nei borghi anche attraverso la creazione di networking ed eventi tra professionisti.
A Tu per Tu con Marta e Andrea
Chi ha avuto l’idea partire con questa avventura?
Marta: L’idea di SMACE è maturata attraverso un dialogo ed un confronto tra me ed Andrea. Ha preso forma attraverso lo scambio di due punti di vista ed
esperienze completamente diverse: da una parte la mia di carattere
sociologico e improntata sui bisogni delle risorse umane all’interno di una
organizzazione; dall’altra parte quella di Andrea con un approccio economico
e internazionale alla ricerca di una soluzione di management aziendale.
Andrea: L’’idea di SMACE è venuta a me e Marta durante un viaggio in Liguria con weekend di relax e lunedì di lavoro. Io ero ossessionato da due elementi: pensavo che una crisi come quella legata al COVID dovesse necessariamente portare a grandi cambiamenti e quindi ad opportunità di business; adoravo lo smartworking e la possibilità che dava di lavorare da dove si preferisse. Marta fin da subito, da esperta dell’ambito HR ha fatto considerazioni fondamentali sull’idea e così abbiamo iniziato insieme il percorso di incubazione.
Leadership al femminile, ancora un miraggio?
Marta: Le donne hanno un potenziale ancora troppo poco espresso. Credo sia
dovuto al fatto che la donna, per condizioni sociali e culturali, debba ancora
concentrarsi su questioni come il raggiungimento di un’equilibrio che permetta una crescita professionale (a livello di ruolo e di salario) senza
dover rinunciare alla maternità e alla gestione familiare. Essere imprenditrici
e leader è ancora visto come un traguardo complesso e più rischioso se sei
donna ma sono contenta di vedere come molte istituzioni e iniziative si
stanno muovendo per diminuire questo gender gap.
Andrea: Penso che la leadership femminile sia un tema fondamentale per lo sviluppo del nostro paese e dell’Europa meridionale in generale. Vedo tanta propensione nei nostri coetanei a rispettare fortemente il ruolo delle donne. Allo stesso tempo vedo ancora con rammarico che le generazioni precedenti, assolutamente dominanti nel mercato, faticano a riconoscere le leader donna considerandole come interlocutore di secondo piano. Sono ottimista al
riguardo perché c’è grande e sincera attenzione sul tema e le nuove generazioni sono affamate di parità di genere.
A Tu per Tu con il Team di Smace
Cosa significa per te lavorare in una startup?
“Per me lavorare in una startup significa uscire dalla mia comfort zone e affrontare ogni giorno una sfida nuova. Decidi di adottare un’idea, la vedi crescere e questo ti fa sviluppare un forte senso di appartenenza che rende il lavoro appassionante e soddisfacente. La startup è per me un mix perfetto di autonomia e collaborazione, termini che sembrano agli opposti ma che in questo mondo coesistono perfettamente. Un vero e proprio lavoro di squadra che costa fatica, determinazione e tanto studio, ma che può portarti a raggiungere traguardi che mai avresti pensato di poter raggiungere.”
Cecilia Mazza – Hospitality Manager
“Significa prima di tutto condivisione delle responsabilità e degli obiettivi. Ogni progresso e traguardo raggiunto è un successo gratificante per tutti i membri del team, ogni problema o fallimento da affrontare rappresenta invece un’occasione per crescere insieme professionalmente e come persone. In SMACE come in altre startup non esiste il concetto di fidelizzazione del dipendente: tutti quelli che ci lavorano credono fermamente nel progetto in cui stanno investendo il loro tempo (smanettando con il computer a orari spesso improbabili!) ed energie (che sono inevitabilmente molte, soprattutto quando si avvicina una deadline e regna il panico/caos più totale), contribuendo attivamente al futuro dell’azienda e sfoggiando il meglio di sé durante gli aperitivi offerti dai capi.“
Giovanni Marzola – Digital Project Manager
Cosa significa lavorare da remoto?
“Per me lavorare da remoto è sinonimo di flessibilità. A livello professionale, significa avere la possibilità di ragionare per obiettivi ed avere maggiore autonomia nell’autogestirsi per portarli a termine. Non dimentichiamoci che lavorare “in modo agile” dà anche una forte spinta a quella che è la rivalutazione di certe aree territoriali, conseguenza del minore accentramento di lavoratori in poche grandi città. Il concetto di giornata lavorativa assume quindi un’accezione completamente diversa, all’interno della quale poter dare il giusto spazio a relazioni personali di grandissimo valore. Ritengo che, se strutturato nel modo giusto, sia un processo di transizione utilissimo e importantissimo per favorire il ritrovamento dello spesso tanto agognato bilanciamento vita-lavoro.”
Matteo Trimurti – Chief Marketing Officer
“Lavorare da remoto significa libertà. Libertà di poter scegliere dove sedermi, come sedermi. Libertà di poter fare una pausa di 5 minuti stendendomi per terra o mangiando della frutta fresca che tengo in frigorifero. Libertà di poter ottimizzare i miei tempi di lavoro per permettermi di essere più produttivo; iniziando a lavorare di prima mattina quando magari altri ancora non sono svegli. Libertà di fare compagnia alla mia vecchia nonna di 88 anni, che solo con la mia presenza fisica diventa di buon umore. Insomma, il lavoro da remoto è una chiara espressione di libertà e il bello è che per ognuno di noi è personale!”
Max Bratti – Chief Creative Officer
Come vedi Smace tra un anno?
“Mi è difficile descrivere come vedo SMACE tra un anno. Non perché non ci sia progettualità, le idee di dove vogliamo arrivare le abbiamo chiarissime, ma perché SMACE è quel fenomeno che esplode oltre ogni tua aspettativa. Forse non so dire come vedo SMACE tra un anno ma sono sicura di cosa sarà nel futuro: un cambiamento, di quelli che fanno bene alle persone.”
Giulia Colasante – Social Media Manager
“Credo che SMACE tra un anno avrà sensibilizzato diverse realtà al giusto equilibrio vita- lavoro, alle esigenze dei lavoratori e all’utilizzo consapevole dello smart working. Possibilità come quelle offerte da SMACE credo siano il futuro dell’employer branding e sono sicuro che vedremo una crescita costante di soluzioni di questo tipo. Aver anticipato il trend, aver capito cosa sia importante in termini di work-life balance, ci ha permesso di arrivare a fondo in fretta e trovare un’ampia domanda da soddisfare. Credo quindi che SMACE tra un anno sarà riconosciuta come l’azienda di riferimento per soluzioni di workation, con partnership di rilievo sia in termini di clienti che di partner. Questo ci permetterà di avere ancora più voce in capitolo nel panorama dello smartworking e del benessere dei dipendenti.”
Filippo Agosti – Chief Operations Officer
Grazie a Marta per aver condiviso la sua storia di empowerment,
con l’augurio che possa essere d’ispirazione per le Founder di domani!